Riprendendo le parole di Gianni Prandi, Fondatore e membro del CdA di Vidierre, persiste “una certa diffidenza verso il consumo di carne coltivata”. È quanto emerge dallo studio condotto da Vidierre, società di monitoraggio e analisi media di Assist Group che ha sviluppato un sistema avanzato di Media Intelligence denominato WOSM© in grado di monitorare ed elaborare oltre 25 milioni di fonti nazionali e internazionali permettendo di avere uno sguardo esaustivo sul fenomeno oggetto di indagine.
Nello specifico i dati indicano come da una parte aumenti la consapevolezza sull’utilizzo della carne coltivata quale valida alternativa per proteggere l’ambiente. Basti pensare che il numero di consumatori che hanno un’opinione positiva sulla carne coltivata è cresciuto nel corso degli ultimi due anni, passando dal 52,30% nel 2021, al 54,20% nel 2022, fino al 57,20% del 2023. Gli scettici invece sono diminuiti di numero, passando dal 42,10% del 2021 al 38,70% del 2023. Dall’altra parte però, come spiega anche Gianni Prandi, “essa viene ancora considerata un cibo poco genuino con possibili effetti negativi sulla salute”: il 61% dei consumatori infatti vede negativamente una sostituzione della carne tradizionale con quella prodotta artificialmente. Questo indica che gran parte delle persone favorevoli alla carne coltivata non intende in ogni caso rinunciare al consumo di carne tradizionale.
I dubbi maggiori riguardano la genuinità: ben il 79% degli italiani ritiene che la carne prodotta in laboratorio non sia qualitativamente alla pari con quella animale. Il 40% teme persino rischi per la propria salute. In sintesi, come ribadisce anche nel suo commento il Fondatore e membro del CdA di Vidierre Gianni Prandi, “la maggioranza è contraria alla sostituzione della carne da allevamento con quella coltivata”.
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https://lespresso.it/c/attualita/2023/12/13/la-carne-coltivata-divide-gli-italiani/47524
