Il Canada, conosciuto soprattutto per le fitte foreste, i laghi glaciali e gli sport invernali, è stato recentemente al centro dell’attenzione mondiale per degli eventi senza precedenti che l’hanno investito. Nel Paese degli alci, in cui lo sport nazionale è l’hockey sul ghiaccio e dove in inverno si arrivano a toccare i -35 gradi, si è assistito ad un’ondata di caldo anomalo che ha spinto le temperature oltre i 45 gradi. Nel villaggio di Lytton, situato nella British Columbia, regione del Canada Occidentale che affaccia sull’Oceano Pacifico, sono stati addirittura registrati 49,5 gradi, il picco massimo di calore mai raggiunto nella storia del Paese. Le conseguenze sono state ovviamente devastanti. La BBC riporta un numero di vittime legate al caldo di tre volte superiore alla media annuale, oltre un miliardo di animali marini rimasti uccisi e centinaia di incendi boschivi che hanno distrutto il paesaggio.
Il 2 luglio un rogo ha completamente distrutto l’intera cittadina di Lytton in pochi minuti, dopo essersi propagato con violenza a causa della grande siccità. Le foto che ritraggono ciò che ne rimane sono agghiaccianti. Gli scienziati della British Columbia University hanno denunciato invece l’enorme perdita di biodiversità che ha interessato soprattutto la zona costiera di Vancouver. Un miliardo di animali tra anemoni di mare, pesci di scoglio e ostriche ritrovati senza vita, che non sono riusciti a sopportare le temperature elevate del mare. Gli scienziati riportano che a colpirli è stato soprattutto l’odore nauseabondo di pesce marcio: lumache, stelle marine, vongole e cozze letteralmente cotte nell’acqua bassa.
Per il colonnello Mario Giuliacci non ci sono dubbi: la causa è ancora una volta il surriscaldamento globale. “Quello che sta succedendo in Canada, – spiega – dove si stanno raggiungendo temperature mai toccate prima, è un fatto preoccupante e che potrebbe presto verificarsi anche in Italia a causa del riscaldamento del Pianeta”. Questi eventi “sono risultati più frequenti e dipendono dall’aumento dei gas serra. Dal 1970 ad oggi, quindi negli ultimi 50 anni, quest’ultimi sono saliti di oltre 90 unità, anche perché il consumo di petrolio sta salendo in maniera non lineare. In termini numerici la CO2 è passata da una concentrazione di 325 ppm nel 1970 a 415 ppm nel 2020. Il che ha fatto aumentare di conseguenza anche la temperatura del pianeta. Nel Mediterraneo, per esempio, è cresciuta di ben 3 gradi in estate perché è un mare chiuso che non può scambiare calore con altri bacini. Se in 50 anni siamo riusciti ad ottenere che in una località canadese a 50 gradi di latitudine si raggiungessero i 50 gradi centigradi è molto probabile che nei prossimi 20 anni ciò si verifichi sempre più spesso e nei luoghi più disparati. Le prospettive non possono che essere preoccupanti” ha avvertito Giuliacci.