bbe il danneggiamento dell’ambiente e aumenterebbe la quantità di cibo disponibile diminuendo in questo modo la fame nel mondo.
Tutti i prodotti del settore alimentare che vengono messi in commercio e che poi non vengono consumati hanno un forte impatto economico, sociale ed ambientale. “Se la perdita e lo spreco di cibo fossero un paese, sarebbero la terza più grande fonte di emissioni di gas ad effetto serra. Lo spreco alimentare grava anche sui sistemi di gestione dei rifiuti, inasprisce l’insicurezza alimentare, rendendola uno dei principali contributori alle tre crisi planetarie del cambiamento climatico, della perdita di natura e biodiversità e dell’inquinamento e dei rifiuti. Ecco perché l’obiettivo di sviluppo sostenibile 12.3 mira a dimezzare lo spreco alimentare e ridurre la perdita di cibo entro il 2030”. L’obiettivo di sviluppo sostenibile 12.3 punta infatti a diminuire lo spreco di cibo durante la fase di consumo e durante la vendita al dettaglio e a ridurre la perdita di alimenti grazie alla catene di approvigionamento.
“Si può fare molto di più. Dobbiamo, ad esempio, dedicarci al ruolo che svolge il comportamento dei consumatori, in tutti i contesti culturali, per raggiungere l’obiettivo. Tutti dovremmo acquistare con più attenzione, cucinare in modo creativo e rendere lo spreco di cibo socialmente inaccettabile in tutti i paesi, mentre ci impegniamo a fornire a tutti diete sane e sostenibili”, ha affermato Inger Andersen, direttore esecutivo del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente.